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 Le Poesie_

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Stefania
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PostSubject: Le Poesie_   Le Poesie_ Icon_minitimeWed Apr 23, 2008 1:17 pm


il serpente che danza



come un vascello che si sveglia
al vento del mattino,
la mia anima sognante s'appresta
a un cielo lontano.

I tuoi occhi, nei quali nulla si svela
di dolce o d'amaro,
sono due gioielli freddi in cui si unisce
l'oro col ferro.

A vederti procedere ritmicamente,
bella d'abbandono,
ti si direbbe un serpente che danza
in cima a un bastone.

Sotto il fardello della tua pigrizia
la tua testa di bambina
si dondola con la mollezza
d'un giovane elefante.

E il tuo corpo si piega e s'allunga
come un bel vascello
che bordeggia e tuffa
le sue antenne nell'acqua.

Come un flutto ingrossato dalla fonte
di ghiacciai grondanti,
quando l'acqua della tua bocca risale
al ciglio dei tuoi denti,

mi pare di bere un vino di Boemia
amaro e vittorioso,
un cielo liquido che semina
di stelle il mio cuore!
(Traduzione di Maranza)


Paesaggio


Voglio, per comporre castamente le mie egloghe
Dormire vicino al sole, come gli astronomi,
E, vicino ai campanili, ascoltare sognando
I loro inni solenni portati dal vento.
Le mani al mento, dall'alto
della mia mansarda,
Vedrò lo studio che canta e chiacchiera;
I caminetti, i campanili, questi alberi della città,
E i grandi cieli che fanno sognare d'eternità.

E' dolce, attraverso la nebbia, veder nascere
La stella nell'azzurro, la lampada alla finestra,
I fiumi di carbone salire al firmamento
E la luna versare il suo pallido incanto.
Vedrò le primavere, le estati, gli autunni;
E quando verrà l'inverno dalle monotoni nevi,
Chiuderò dappertutto porte e imposte
Per edificare nella notte i miei magici palazzi.
Allora sognerò degli orizzonti bluastri,
Dei giardini, dei getti d'acqua piangenti
negli alabastri,
Dei baci, degli uccelli cantare sera e mattina,
E tutto quello che l'Idillio ha di più infantile.
La Sommossa, tempestando vanamente
al mio vetro,
Non farà alzare la mia fronte dal mio leggìo;
perché sarò tuffato in questa voluttà
D'evocare la Primavera con la mia volontà,
Di estrarre un sole dal mio cuore, e di far
dei miei pensieri una tiepida atmosfera.



L'ALBATRO
Spesso, per divertirsi, gli uomini dell'equipaggio
catturano degli albatri, vasti uccelli dei mari,
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
il vascello che scivola sopra gli abissi amari.
Non appena li hanno deposti sulle tavole,
questi re dell'azzurro, goffi e vergognosi,
miseramente lasciano le grandi ali candide
come remi arrancare strisciando accanto a loro.
Com'e' impacciato e debole il viaggiatore alato!
Lui, prima cosi' bello, com'e' sgraziato e comico!
Chi gli va stuzzicando il becco con la pipa,
chi mima, zoppicando, lo storpio che volava!
Il poeta assomiglia al principe dei nembi
che pratica la tempesta e se la ride dell'arciere;
esiliato a terra in mezzo agli scherni,
le ali da gigante gli impediscono di camminare.

CORRISPONDENZE
La natura e' un tempio dove colonne vive
lasciano a volte uscire confuse parole;
l'uomo vi passa attraverso foreste di simboli
che l'osservano con sguardi familiari.
Come echi lunghi che da lontano si fondono
in una tenebrosa e profonda unita'
vasta quanto la notte e quanto la luce,
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.
Ci sono profumi freschi come carni infantili,
dolci come oboi, verdi come praterie
- e altri corrotti, ricchi e trionfanti
che hanno l'espansione delle cose infinite
come l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso
che cantano gli abbandoni dello spirito e dei sensi.

ELEVAZIONE
Sopra gli stagni, sopra i monti e le vallate,
sopra le foreste, le nuvole, gli oceani,
al di la' del sole, oltre gli spazi eterei,
al di la' dei confini delle sfere stellate,
spirito, tu ti muovi con agilita'
e, come un buon nuotatore nell'estasi dell'onda,
solchi festosamente l'immensita' profonda
con un'indicibile e maschia volutta'.
Fuggi lontano da questi morbosi miasmi,
vola a purificarti nell'aria superiore,
e bevi, come un puro e celestiale liquore,
il chiaro fuoco che colma i limpidi spazi.
Alle spalle gli affanni e le vaste pene
che gravano opprimenti sull'esistenza brumosa
fortunato chi puo', con ala vigorosa,
slanciarsi verso i campi luminosi e sereni;
l'uomo i cui pensieri, come fanno le allodole,
verso il cielo al mattino liberi si avventano
- che sorvola la vita e intende facilmente
il linguaggio dei fiori e delle cose mute!

L'UOMO E IL MARE
Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare e' il tuo specchio: contempli la tua anima
nel volgersi infinito dell'onda che rotola
e il tuo spirito e' un baratro altrettanto amaro.
Ti piace sprofondare nella tua stessa immagine;
l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo cuore
si distrae qualche volta dal suo proprio rumore
al suono di quel lamento selvaggio e indomabile
Siete ambedue tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha sondato il fondo dei tuoi abissi;
o mare, nessuno sa le tue ricchezze intime,
tanto siete gelosi dei vostri segreti!
Pure, da un numero incalcolabile di secoli
voi due vi combattete senza pieta' ne' rimorso,
talmente amate la carneficina e la morte,
o lottatori eterni, fratelli implacabili!

IL GATTO
Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
trattieni le unghie della zampa,
e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati
di metallo e d'agata.
Quando le dita indugiano ad accarezzare
la tua testa e il dorso elastico
e la mano s'inebria del piacere di palpare
il tuo corpo elettrico,
vedo la mia donna in spirito. Il suo sguardo
come il tuo, amabile bestia,
profondo e freddo, taglia e fende come un dardo,
e, dai piedi fino alla testa,
un'aria sottile, un minaccioso profumo
circolano attorno al suo corpo bruno.

SPLEEN
Sono come il re di un paese piovoso,
ricco ma impotente; giovane e vecchissimo,
che sprezzando gli inchini servili dei maestri
s'annoia con i suoi cani come con le altre bestie.
Niente puo' rallegrarlo, ne' caccia ne' falcone,
ne' il popolo che muore davanti al suo balcone.
Del prediletto buffone la grottesca ballata
non spiana pu' la fronte del crudele malato;
in tomba si muta il suo letto tutto fiordalisi,
e le dame che trovano bello qualunque principe,
per carpire a quel giovane scheletro un sorriso
non sanno pili che inventare in quanto a mode impudiche.
Non ha potuto il sapiente che gli fabbrica l'oro
estirpare dal suo essere l'elemento corrotto,
ne' in quei bagni di sangue che Roma ci apprende,
e di cui nella vecchiaia si ricordano i potenti,
e' riuscito a scaldare quel cadavere ebete
dove ai posto del sangue scorre la verde acqua del Lete.
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