I fiori del male
La raccolta poetica, Les fleurs du mal fu pubblicata nel 1957 e suscitò immediatmente un grosso scandalo. Lo scandalo era dovuto a una certa novità di contenuto, che parve eccessivamente volgare nel suo crudo realismo. D'altra parte, gli stessi Parnassiani, che accolsero favorevolmente l'opera del poeta, non seppero capire il suo valore originale. La ricezione dell'opera fu quindi disastrosa, ma in un certo senso fu provocata dalle sue stesse caratteristiche e dalla poetica propria al poeta, che si situa tra la tradizione e il rinnovamento.
L'accoglienza negativa dei Fiori del male da parte della critica dell'epoca si focalizza soprattutto su quello che è stato definito un "realismo volgare".
Paradisi artificiali
Composti tra il 1850 e il 1859, questi testi raccolgono le riflessioni di Baudelaire sull'hascisc e sulle droghe leggere, fortemente influenzate da un lato dalla sua esperienza personale, dall'altro dall'esempio dell'"ebrezza" di Poe e delle "Confessioni di un mangiatore d'oppio" di De Quincey. Se in un primo tempo il grande poeta francese riflette sul parallelismo emotivo tra lo stato di eccitazione provocato dall'hascisc e l'invasamento lirico, ben presto si accorge però che le droghe possono solo limitarsi a scimmiottare l'arte, rivelando l'illusorietà dei paradisi che sono in grado di creare. Il libro contiene uno scritto di Jean-Paul Sartre.